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Da dove iniziare?

Figura 1. Mappa raffigurante la localizzazione di Macuti a Beira
Figura 1. Mappa raffigurante la localizzazione di Macuti a Beira

Questa è la domanda che l’Università di Trento (UNITN) si è posta quando ha iniziato a lavorare al secondo pilastro del progetto MUDAR: la realizzazione di un progetto pilota. Macuti, quartiere informale lungo la costa di Beira (Figura 1 e 2), segnalato dalla municipalità come uno dei più problematici in termini di carenza di infrastrutture e servizi, sarà oggetto di una riqualificazione e rigenerazione urbana su piccola scala. L’obiettivo principale del progetto prevede che, attraverso un processo partecipato, il Consiglio Municipale di Beira (CMB), supportato dai sette partner che il progetto vanta, possa intervenire in alcuni ambiti ritenuti chiave per il miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini. 

Drenaggio delle acque di pioggia, aree verdi e spazi urbani di aggregazione, gestione dei rifiuti: queste sono le macro tematiche che MUDAR vuole esplorare per rispondere alle esigenze di Macuti e promuovere uno sviluppo urbano integrato e sostenibile.  Ma per l’appunto, da dove iniziare?

Per capire come raggiungere gli ambiziosi obiettivi di progetto è necessario avere chiaro il punto di partenza. A tale scopo è stata svolta una valutazione iniziale del contesto nel corso dei primi mesi, approfondendo le caratteristiche fisiche e socio-economiche dell’area, chiarendo anche il quadro  normativo locale vigente. In un ambito caratterizzato da scarsità di dati e dalla difficoltà ad accedere alle informazioni utili, la metodologia di ricerca ha dovuto essere ampia e contemplare una moltitudine di strumenti appartenenti a discipline diverse. 

UNITN insieme all’Universidade Zambeze, il partner accademico locale, e al CAM, braccio operativo della Provincia Autonoma di Trento a Beira per MUDAR, ha iniziato così a creare un database per poter – in senso figurato – scattare una foto quanto più dettagliata e fedele possibile del quartiere. A tale scopo sono state contattate le autorità locali, gli enti pubblici e privati che hanno lavorato o hanno in previsione di lavorare nel quartiere per sapere di quali infrastrutture è (o sarà) dotata l’area in termini di servizi di base: acquedotto, fognatura, elettricità. E ancora, sono stati condotti degli studi da remoto, utilizzando Google Earth e i dati da Sentinel-2 per creare una mappa di uso del suolo con informazioni su strade, edifici e spazi verdi, ma anche per rilevare la presenza di acqua al suolo in seguito a inondazioni ed eventi climatici estremi a riprova dell’inefficienza del sistema di drenaggio esistente.

Ruolo centrale in questa fase lo ha rivestito il lavoro di campo. Attraverso 800 questionari e 200 interviste si è potuto entrare nelle case degli abitanti di Macuti, negli uffici comunali dei tecnici il cui lavoro quotidianamente tocca il quartiere, ascoltare le giovani associazioni culturali e i vecchi curanderos (medici tradizionali), i commercianti e i leader comunitari (Figura 3 e 4). Ne è emerso un quadro piuttosto vasto sulla società, uno spaccato sui vantaggi e gli svantaggi di vivere a Macuti, una cartina tornasole delle sfide intraviste dalla municipalità per questo quartiere.

Figura 4. Raccolta dati in campo con Segretario di quartiere. Foto: Ada Castellucci
Figura 4. Raccolta dati in campo con Segretario di quartiere. Foto: Ada Castellucci

Tra le questioni cruciali raccolte in questa fase di caratterizzazione dell’area, è emerso che le inondazioni causate da forti precipitazioni interessano circa la metà delle persone intervistate, le quali hanno dichiarato di essere colpite da un’alluvione almeno una volta l’anno. L’area di Macuti, infatti, è particolarmente soggetta ad allagamenti sia a causa della conformazione stessa dell’area, la quale è particolarmente depressa, sia a causa del precario sistema di canali di drenaggio presente nel quartiere, ad oggi insufficiente a garantire il corretto deflusso delle acque. Un altro tema chiave emerso dai questionari e dalle indagini sul campo ha riguardato la gestione dei rifiuti: circa un terzo della popolazione ha affermato di interrare o bruciare i rifiuti domestici nel proprio cortile invece di disporli nei punti di raccolta predisposti dal CMB, mettendo a rischio sia la propria salute che il territorio. In termini spaziali si è osservato che le persone che non dispongono correttamente i rifiuti vivono nelle aree più lontane dai punti di raccolta, cioè in quelle aree del quartiere che non sono servite da infrastrutture stradali. Proprio queste ultime sono collegate all’ultima priorità di intervento emersa da questa fase, cioè l’accessibilità ai servizi e agli spazi comunitari di Macuti. Più della metà degli abitanti del quartiere (circa l’80%) ha giudicato le aree verdi comunitarie poco o difficilmente accessibili.

Le prime elaborazioni di questi dati sono state presentate il mese scorso a Vienna in occasione della conferenza della European Geoscience Union (EGU) (Figura 4). Agli inizi di giugno saranno infine restituite anche agli abitanti di Beira. Proprio questi ultimi saranno chiamati ad intervenire nella fase di disegno delle alternative progettuali che seguirà e a partecipare alla stesura del progetto esecutivo attraverso un percorso partecipato che muove dal basso.

Figura 5. Presentazione delle elaborazioni preliminari alla conferenza EGU di Vienna
Figura 5. Presentazione delle elaborazioni preliminari alla conferenza EGU di Vienna